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Tuesday, June 15, 2010

Singapore 1

Non posso ancora mettere foto, anche se ne ho già scattate un paio, per cui mi accontento di fregare la foto da un sito e vi faccio vedere un rain tree... che costeggiano e coprono gli immensi viali alberati di questa splendida isola - e che al momento dormono, con le foglioline chiuse ricoperti da felci parassite e grilli canterini.

Sono seduta sul mio lettone king size e sto scrivendo la connessione Wi-Fi del campus, che a detta di tutti è lentissima qui al sesto piano, dove sto io.... ma onestamente se questa è una connessione lenta io non immagino cosa sia quella normale. Chissà cosa farebbe un singaporeano se si ritrovasse la connessione di Alice che ho io.
No, perché il loro lentissimo wi-fi al sesto piano è tre volte più veloce di Alice al primo piano.... Alice, ma vaffangulash!

Il viaggio è andato piuttosto bene. Certo l'aereo da Roma è partito in ritardo di 45 minuti (già dall'imbarco) e non ha recuperato in seguito, anzi. Tuttavia il pilota della Turkish Airlines ci ha tenuto a dire, nel suo inglese traballante, che loro non li fanno mai di questi ritardi e che non è dipeso da loro. Certo decollo e atterraggio non sono stati eccelsi e i pasti sono un incubo sotto foglio di alluminio. Tuttavia l'equipaggio è gentilissimo, tranne una stewardess, torturata dall'allergia, che si gira come un cane a un poveraccio che la chiama perché la sua cintura è rotta.
Non si fanno sentire per i tavolini alzati e abbassati. Sono io che devo dire ai miei compagni di fila di tirarli su. "strano" fa lui "non ci hanno mai detto niente". Alché io rispondo: "beh, perché ne va della vostra vita, non della loro... in caso di incidente voi restate incastrati dietro ai tavolini e loro corrono giù dallo scivolo senza problemi". La cosa li ha fatti ponderare e hanno chiuso. Che poi alla fine era una coppietta pucci composta da una ragazza italiana e da un ragazzo palestinese naturalizzato giordano - che stavano appunto andando in Giordania. Anzi mi dispiace essere scappata di corsa e non averli potuti salutare.

Ma il fatto è che... pur ricevendo un servizio schifoso, pari a quello dell'Alitalia, la Turkish Airlines ha in più il comfort di avere un equipaggio gentile anche se un po' negligente su alcune cose e di fare scalo in un aeroporto spettacolare, tipo Disneyland, che ricicla e lo fa pesantemente (ho inciampato con la valigia in ogni mini bidoncino per carta e alluminio sparpagliati tra il mio gate di arrivo e quello di partenza).

Alla fin fine, con il fatto che l'aereo ha fatto un'ora di ritardo e con il fuso orario che non ci si capiva niente... io pensavo di aver perso la coincidenza e, con la carta d'imbarco fattami da un simpaticissimo ragazzo dell'Alitalia - che fa il service a terra alla Turkish ma non è partner (Turkish è partner con Singapore Airlines e Lufthansa e non si è capito più con chi ma con un cifro di compagni che, tra di loro, non sono partners - ognuno diceva la sua).... mi avvio a sto fantomatico gate 307 pregando che il volo per Singapore fosse ancora là ad aspettarmi.

Chiedendo informazioni le risposte del personale di terra sono molto precise anche se risicate. Il 307 è di sotto, in fondo a destra... solo che in fondo a destra ci sono due cartelli, uno che punta a destra e uno che punta a sinistra con su scritto: 307... e poi una freccia in giù... ma non ci sono scale.
Presa dalla fatica, dalla corsa, puzzolente come una mucca svizzera in una sauna di erbe svedesi, mi aggrappo a un gigantone aeroportuale e lo supplico: ti prego dimmi dov'è il 307.
Al gigantone viene uno scrupolo: dove va?
Io: a Singapore.
Lui: Singapore imbarca al 226 non al 307.
Prende il telefonino e fa una chiamata.
Poi mi dice: niente panico, c'è ancora, sei in tempo, seguimi, sto andando anche io a fare il boarding in quel volo.
Lo seguo ringraziandolo costantemente... e vedendogli sorridere il sorriso più corto e piccolo del mondo, ma con grande simpatia. Un po' mi ha ricordato Giacobbo! O_o

Alla fine arrivo in questa sala d'attesa piena di mussulmani malesi, tutti col loro costumino tradizionale, che saranno stati a qualche pellegrinaggio, boh.... ma di fatto gli annunci partono e restano in Turco che, lasciate che ve lo dica, non è per niente come me lo immagnavo.
Il Turco è una lingua dei balcani... e questo spiega anche il motivo per cui vogliano entrare in Europa (ma ora come ora, chi glielo fa fare?): possiamo ficcarli tra i mediorientali quanto ci pare ma non sono più mediorientali dei Greci o dei Bulgari.

A un certo punto arriva una signora che, in Turco, dalla passerella grida: qualcosa qualcosa singapur qualcosa.
Capisco che inizia il nostro imbarco... in ritardo... ma oramai tra ritardi e fusi orari non ci sto capendo più niente.
Di fatto saliamo su questo aereo enorme, mi siedono nella corsia di emergenza, nessuno mi dà niente da leggere (istruzioni) e nessuno mi chiede se voglio cambiare posto. A me non piace stare seduta nella corsia di emergenza perché non posso alzare e poggiare i piedi (li posso allungare ma non fa bene), non posso poggiare la borsa davanti a me e non ho la tasca per infilare gli oggetti... con la conseguenza che finisco col dormire con tutto quello che mi passano. Sonnecchio tra i foglietti dell'immigrazione da presentare a Singapore, le bottigliette d'acqua, i tovaglioli e le nocciole in busta (per la peppa, c'hanno le nocciole come quelle delle Langhe questi qua, e che buone che sono!).

Cercando di fare il volo all'americana.... ci portano la cena che è quasi l'una... ^^" il caffé quasi alle due... l'acqua quasi alle tre... mentre penso: ma fate dormire la gente fino alle 4, poi sorge il sole, li svegliate e fate quello che cacchio vi pare e risparmiate anche un pasto.

Cerco di adeguarmi ai loro orari, magari aiutano col jet lag. Si occupa di me questo steward chiamato Yusuf, molto gentile, che però mi sveglia due o tre volte nel bel mezzo di un pisolone per rifilarmi bottigline d'acqua e noccioline.

Il pasto, su questo aereo, è identico a quello sul precedente... ho appena fatto finta di mangiarlo 3 ore prima e non ho voglia di bissare: riso scotto ma croccante e secco sui bordi... una melanzana lessa con pomodorino e aglio (una combinazione vincente, se ci grattuggiavano su il peperone avevo fatto jackpot!)... l'insalata secca... e la frutta amara come il fiele (che cacchio ci mettete nella frutta?). Mangio solo il panino e lascio tutto il resto... mi guardo due film: music&lyrics e Get smart (il primo ha dialoghi carini, il secondo ha steve carrel: mi basta). Poi mi butto a dormire. Il mio vicino di poltrona si è scolato una birra e russa da due ore.

Tutti si levano le scarpe... e nel cuore della notte, con la coda dell'occhio, vedo una strana figura strisciare carponi verso il bagno.

Cacchio! Già vedo i fantasmi cinesi? Ma chi sei... Ju On?

La moglie del fantasma mette una coperta a terra nel bagno e gli chiude la porta alle spalle. Lo strano fenomeno si ripete altre due volte... la cosa strana è che, quando è ora di atterrare, il tizio si mette in piedi e scende sulle proprie gambe. Boh!

Arrivando a Singapore scopro che metà dei passeggeri restano a bordo perché il viaggio continua verso Jakarta. Dall'alto ho visto che Singapore sta costruendo un nuovo ponte verso la Malesia... pare debba passarci il treno/metro e quindi fra una decina d'anni i Singaporeani si compreranno un po' di spazio lungo le coste malesi e potranno fare i pendolari in città col treno.


Scendo dall'aereo e vedo che Changi non è cambiato moltissimo. Becco un agente dell'imigrazione gli mostro la mia carta e gli spiego la situazione. Lui mi fa: metti 90 giorni, lah, col passaporto italiano, poi fai il permesso in 90 giorni ah!

Passo la dogana in meno di 7 minuti. Il tizio con una mano scansione e con l'altra timbra e con l'altra ancora, che non ho capito da dove spunta, strappa il cedolino. Passa una donnina e recupera pacchetti di cedolini alti 12 cm. La fila scorre e fuori, sul conveyer belt, c'è già il bagaglio che gira... e ci ha messo meno di 12 minuti!


Grace è già fuori che mi aspetta... mi fanno passare la valigia per scrupolo sotto il metal detector e poi mi fanno andare. Dopo i saluti, racconto a Grace un po' dello strano viaggio e ci mettiamo in fila per prendere il taxi.


Gli stranieri provano a tagliare la fila... con stranieri inglesi che urlano a stranieri spagnoli di non fare i furbi! U_U"

E' impossibile non fare la fila a Singapore. Uscendo ci attende il taxi che ci porta da Changi ad Ang Mo Kio, il viaggio costa 7 euro scarsi... una cavolata!


Grace mi porta a vedere l'appartamento, sono al sesto piano... ho 3 camere da letto... il livello è quello degli appartamenti della Disney a Parigi. Un po' meglio, perché a terra non c'è il linoleum, la camera da letto ha il palchetto... ho il bagno in camera... certo il mobilio e le pareti sono un po' vissute, e domani ne parleremo con quelli della manutenzione, perché chi c'è stato prima non si è molto curato delle cose non sue. N.B. questi sono appartamenti dati in affitto agli stranieri.


Dopo un po' di sbarellamento, dovuto alla stanchezza e al fatto di non riuscire a carburare a 30 gradi... usciamo e passiamo un attimo in ufficio. Vedo la scuola, qualche squarcio... mica male! *_*

Grace dice che forse, se non lo usa nessuno, posso prendere in comodato uno dei tavoli luminosi portatili dalla scuola.


C'è una caserma militare sul retro della scuola e sul davanti campi da tennis. Usciamo dalla sinistra per andare al centro commerciale più vicino a fare spesa. Arriviamo a una sorta di carrefour, dopo aver passeggiato venti minuti buoni sotto tettoie e passaggi coperti tra palazzoni altissimi... riparano dal sole e dalla pioggia.

Nel centro commerciale c'è l'aria condizionata a palla, ovviamente. Entro e la prima cosa che vedo è un mega poster di Kimutaku che fa la pubblicità di un sapone per uomini, mi ribalto dalle risate e faccio una foto. Inizia lo shopping e lo smarrimento... ogni tanto una marca familiare... ogni tanto roba stranissima e ma vista - ah me l'ero dimenticata questa sensazione... il primo impatto con Continent a Torcy, il primo impatto con Wal-Mart in Florida... ma qui non c'è la sensazione di girare tra gli scaffali e non vedere roba commestibile... tutt'altro!

C'è la Lavazza, c'è la pasta accanto al riso... c'è il sugo americano e quello italiano. C'è il banco dei formaggi con tanto di marscarpone e roquefort.

Compro lenzuola, king size, di cotone al 100%, un cuscino a memoria di forma in fibra naturale, due asciugamani di spugna, 6 strofinacci per la cucina, un set coltello, forchetta, cucchiaio, cucchiaino e coltello per la frutta, shampoo e balsamo, dentifricio pearl drops in tubetto, assorbenti per il giorno e per la notte (e di questi ne parleremo perché sono pensati da ingegneri geniali, mica le cagate della lines!), deodorante rexona, frutta, biscotti, marmellata, burro di arachidi, caffè lavazza qualità oro, pane di tipo baguette e lo yakult (LOL, lo yakult è grande il doppio, viene in pacchi da 5 e ha 4 gusti XDD, fai i punti e ti regala le borsine burberry), prendo il sapone per i piatti e la carta igienica a 3 veli e pago meno di 70 euro.

Usciamo fuori col carrello, passa a prenderci Pete in auto... la corsia per fare la fila si chiama: carico e scarico. E' accanto a quella per i taxi... lasci il carrello in ordine, carichi la spesa e te ne vai.

Una signora attraversa lontano dalle strisce... c'è un generale scuotere di teste e Grace che fa: eh, ma qua ci sono le strisce per te, dove vai? Certa gente proprio non la capisco...

Io manco.^^" Che bella cosa la normalità.


Saliamo in auto e andiamo in un altro centro commerciale chiamato Thomson - credo - per mangiare la cena al giapponese... che costa meno che da noi ma ha il riso più buono, ovviamente. Ma Grace ha la card fidelité XD, ci carichi su 50 dollari (25 euro) e mangi 120 dollari (60 euro)... e non è cibo di scarsa qualità... si mangia bene. Ti fanno il refill del tè... le sto ancora un po' mandando giù per il tubo, le mie sei tazze.

Il parcheggio sotterraneo sembra un forno... ma non capisco perché ci sono lucine rosse e verdi come se fosse Natale. Poi noto: le luci sono in corrispondenza dei posti. Se c'è un'auto parcheggiata è rossa e se il posto è vuoto è verde. Così sai dove c'è posto.

Usciamo... i parchegghi, come il passaggio in città, sono tutti regolati da un sistema di carte prepagate tipo viacard. Niente bigliettini, pagare all'uscita, inserire il biglietto, attendere prego... le ricarichi sul web e non ci pensi più, solo, ogni tanto, la macchina fa bip.


E quindi ora sono qui. Il wi-fi si è spento alle 22:30, le luci della scuola anche - per risparmio energetico. Anche i condizionatori della scuola si spengono, quando non si è in ufficio.

Devo capire bene come funziona il riciclaggio... per l'indifferenziato ho il pozzetto in cucina, apro lo sportello e butto giù il sacchetto.


Domani iniziamo un po' di trafila burocratica.


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